I due emisferi e la maratona

La maratona è una droga? 1.1


Abbiamo affrontato in punta di piedi finora l’argomento delle ripercussioni mentali dell’atto di correre.
In condizioni normali, l’atto di correre per l’umano è da sempre stato considerato un pericolo. Si corre per sfuggire a qualcuno o per rincorrere qualcosa o qualcuno. Nel cammino evolutivo dell’Homo sapiens, correre per sfuggire a un pericolo era un’attività quotidiana, dove chi correva più veloce era anche quello che salvava la pelle, poi con l’Uomo cacciatore si è iniziato a correre anche in sinergia con altri per raggiungere una preda o per inseguire un nemico. Non necessariamente alla velocità di massima fuga: una corsa controllata. Ma da chi?

Per agire sulla corsa, il cervello umano ha un centro di azione specifico che è rappresentato dalle zone corticali motorie che danno impulso ai muscoli, ma le cose non sono solamente così meccaniche. Premo l'interruttore e corro come un automa. A presiedere su questo processo vi sono le aree corticali dell’emisfero sinistro che hanno la funzione di controllare la vostra corsa.

La vocina che dopo i primi chilometri si affretta a dirvi “attenzione, attenzione, state correndo da troppo tempo… sei sicuro di volerlo fare?” proviene da queste aree corticali che sono abituate a vedere la corsa come un elemento straordinario.  Agitate le gambe, vi viene il fiatone, il cuore batte all’impazzata, avete avuto una bella scarica di adrenalina, il vostro emisfero sinistro si inserisce e vi dice: “non sei morto, l’hai scampata bella questa volta, adesso fermati, sei in salvo”.

Ovviamente voi non correte per mettervi in salvo. A questa vocina dovete dirgli di stare zitta. E qui subentra l’emisfero destro, che è l’interprete emotivo e presiede alla percezione globale degli stimoli. “Corro perché mi piace e ho un obiettivo: la maratona”.
 L’emisfero sinistro non si zittisce (mai) ma per un po’ se ne sta buono.

Fatto sta che per correre (e se volete, vincere) la maratona, il cervello serve, molto più dei muscoli e delle riserve di glicogeno. Psicologi e mentalisti seguono da sempre i maratoneti, perché psiche e soma sono strettamente collegati. Non per zittire l’emisfero sinistro, perché quello non avverrà mai e al 30° chilometro, inizierà sempre a dirvi “ attenzione, attenzione, zona rossa, non hai letto 30 km? non ce la puoi fare” ma per tonificare l’emisfero destro in modo da chiudergli la bocca.
 “Qui Houston, tutto sotto controllo”.


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