Riprendere dopo una pausa
La corsa è fatica e sacrificio. In qualunque modo la si concepisca, come atleta professionista o come amatore, mettersi le scarpe da running è un gesto che comporta di per se sudore e fatica.
E' naturale che qualcosa dentro di noi ci richiami a evitare questa sofferenza. Una vocina che ci dice che il tepore del letto è meglio, che la giornata là fuori è fredda e ventosa (o calda e afosa), di certo non idonea a correre. Ma poi perché farlo? Non c'è tempo e hai altri impegni in giornata, ci racconta la vocina.
Il runner è un masochista? Godiamo della nostra sofferenza?
Dopo una lunga stagione di corse, viene spesso voglia di fermarsi. Siamo forse criceti condannati alla ruota? E' comprensibile volersi fermare un attimo per ritornare ad assaporare i momenti piacevoli di un tempo, quando non si correva.
Non fatelo!
Immaginate di correre lungo la riva di un fiume. Un bellissimo fiume dalle acque turchesi, che scivola verso valle, in una afosa giornata estiva. Siete tutti sudati, rivoli di sudore vi imperlano la fronte e le gambe non vi reggono più. Basta ! Non ce la fate più. Vi avvicinate all'acqua e con le mani a coppa ne raccogliete un po' per rinfrescarvi. Che acqua fresca ! Vi togliete la maglietta e le scarpe e vi immergete nella acque cristalline. Un ristoro stupendo ! Sentite l'acqua che ti tonifica i muscoli doloranti e avvertite subito meno dolore.
E' una stupenda giornata e vi lasciate galleggiare sulla superficie del fiume facendovi quasi trasportare: avvertite che la temperatura dell'acqua si armonizzata con quella del vostro corpo e che ne fate parte. Vorreste poi berla tutta ma non siete così sciocchi: vi concedete solo di prenderne un po' in bocca per rinfrescarvi senza deglutirla.
Bellissimo!
Altro che correre, forse nuotare sarebbe meglio !
Vi lasciate trasportare dalla corrente e ne godete.
La corrente si fa via via più forte e di questo movimento ne traete giovamento: state immobili a pelo d'acqua e il fiume vi trasporta senza fatica a valle.
Quasi vi assopite. In questo tranquillo trasporto, non vi accorgete che il fiume si fa più grande e anche l'acqua non è così limpida come prima. Anzi è più profonda e torbida. Iniziate a sentire un certo disagio, perché grossi gorghi si fanno sempre più frequenti e cercano di avvinghiarvi per tirarvi giù.
Potrebbe essere questione di attimi. Iniziate a nuotare per avvicinarvi alla riva ma la corrente è forte e contraria. La riva si allontana.
Dovete sforzarvi di contrastare la corrente che vi vuole trascinare via e vi impegnate nel nuotare attivamente! E' dura ma riuscite a raggiungere la riva e a trascinarvi fuori dall'acqua. Salvi !
L'acqua era stata così accogliente all'inizio e allo stesso modo, quasi mortale.
Fermarsi? Questo è quello che vi può accadere !
Nel concreto, ecco cosa mi è capitato nel riprendere dopo 9 settimane (e mezzo) di stop dopo aver corso la maratona di Pisa (18/12/2016).
Confrontiamo due allenamenti brevi sulla distanza di 6 km, sullo stesso percorso.
7 marzo 2017 passo 5:48 FC bpm 157
15 marzo 2017 passo 5:38 FC bpm 150
29 giugno 2016 passo 5:31 FC bpm 147
12 luglio 2016 passo 5:56 FC bpm 140
E' chiaro che non si può fare una valutazione analitica dal confronto del passo e delle FC perché questa vengono influite anche da altri fattori (temperatura esterna in primis) ma è evidente che dopo 2 mesi e mezzo di stop la mia FC "non regge" il passo. Ci sono 10 bpm di differenza che corrispondono ad un 5% in più rispetto alla mia FC massimale.
Analizzando la mia forma con la nuova funzione Fitness & Freshness di Strava l'indice è -23 (vedi grafico).
Insomma, se volete fermarvi, non fatelo abbandonandovi alla corrente (e all'ozio) ma se proprio volete, il mio consiglio è di alleggerire l'impegno complessivo degli allenamenti e di non fermarvi mai!
il grafico del mio indice di forma secondo Fitness & Freshness di Strava (nota: non sempre ho usato il cardiofrequenzimetro). Guardate dove mi trovo dopo 9 settimane e mezzo di stop (in basso a destra).
Quasi vi assopite. In questo tranquillo trasporto, non vi accorgete che il fiume si fa più grande e anche l'acqua non è così limpida come prima. Anzi è più profonda e torbida. Iniziate a sentire un certo disagio, perché grossi gorghi si fanno sempre più frequenti e cercano di avvinghiarvi per tirarvi giù.
Potrebbe essere questione di attimi. Iniziate a nuotare per avvicinarvi alla riva ma la corrente è forte e contraria. La riva si allontana.
Dovete sforzarvi di contrastare la corrente che vi vuole trascinare via e vi impegnate nel nuotare attivamente! E' dura ma riuscite a raggiungere la riva e a trascinarvi fuori dall'acqua. Salvi !
L'acqua era stata così accogliente all'inizio e allo stesso modo, quasi mortale.
Fermarsi? Questo è quello che vi può accadere !
Nel concreto, ecco cosa mi è capitato nel riprendere dopo 9 settimane (e mezzo) di stop dopo aver corso la maratona di Pisa (18/12/2016).
Confrontiamo due allenamenti brevi sulla distanza di 6 km, sullo stesso percorso.
7 marzo 2017 passo 5:48 FC bpm 157
15 marzo 2017 passo 5:38 FC bpm 150
29 giugno 2016 passo 5:31 FC bpm 147
12 luglio 2016 passo 5:56 FC bpm 140
E' chiaro che non si può fare una valutazione analitica dal confronto del passo e delle FC perché questa vengono influite anche da altri fattori (temperatura esterna in primis) ma è evidente che dopo 2 mesi e mezzo di stop la mia FC "non regge" il passo. Ci sono 10 bpm di differenza che corrispondono ad un 5% in più rispetto alla mia FC massimale.
Analizzando la mia forma con la nuova funzione Fitness & Freshness di Strava l'indice è -23 (vedi grafico).
Insomma, se volete fermarvi, non fatelo abbandonandovi alla corrente (e all'ozio) ma se proprio volete, il mio consiglio è di alleggerire l'impegno complessivo degli allenamenti e di non fermarvi mai!
il grafico del mio indice di forma secondo Fitness & Freshness di Strava (nota: non sempre ho usato il cardiofrequenzimetro). Guardate dove mi trovo dopo 9 settimane e mezzo di stop (in basso a destra).
Aggiungi didascalia |
Commenti