Tokyo Marathon 2019

Tokyo Marathon 2019: la mia quinta major!


Piove! A Tokyo il 3 marzo piove!
Una pioggia fredda e insistente. Siamo da un'ora fermi in griglia e tremiamo dal freddo! Tutti intruppati e in un silenzio irreale. Nessuno parla, nessuno protesta. Sembra l'esercito di terracotta in chiave moderna. Un esercito di 35mila maratoneti pronti alla sfida dei 42195 metri.
Sono alla mia tredicesima maratona, 13a edizione della Tokyo Marathon!

Sono arrivato a Tokyo dopo 24 ore di viaggio via Londra. Due giorni per ambientarsi, ritirare il pettorale e visitare l'Expo e capire in che mondo sono capitato. Un mondo completamente diverso da quello a cui siamo abituati nel mondo occidentale. Oggi, domenica si corre con partenza ore 9:10, ora italiana 01:10. Insomma in piena notte!


Sono in griglia E, pettorale rosa delle charity. Corro infatti per i bambini disabili del Solaputi Kids Camp. Sono qui in griglia dalle ore 8 e non c'è modo di proteggersi dalla pioggia. Vedo attorno a me che qualcuno è coperto da testa ai piedi di sacchi impermeabili mentre io non ho nemmeno il cappello; così mi copro alla meglio con due fasce. C'è anche chi sta peggio, ma non posso fare di meglio comunque... quello davanti a me trema dal freddo e zampetta sul posto da diversi minuti.
Ma il tempo scorre e arriviamo alla presentazione dei top runner. C'è anche l'idolo di casa Suguru Osako, vincitore della maratona di Boston 2018, che strappa un timido applauso, gli etiopi e i keniani. Per la cronaca anticipo che vincerà un etiope, Birhanu Legese, in 2:04:48 mentre Osako si ritirerà al 29° km.

La partenza è relativamente fluida, faccio in tempo a vedere ancora un coriandolo scendere sulla mia testa, cosa che ritengo di buon auspicio.

C'è pubblico fin dal primo chilometro ma purtroppo piove! Rimanere sotto la pioggia a vederci passare non deve essere un grande spettacolo! Ho addosso la giacchetta antivento della Mezza di Torino, che stringo alla vita dopo i primi chilometri: passo ai 5 km in 32:14 (6:32/km) fin troppo lento, ma io non lo so, perché il cronometro per tutta la gara mi darà informazioni errate sul passo.
Ai dieci chilometri in un'ora e 42 secondi (6:04/km gun time; ma 53:16 al mio Suunto, parziale passo 5:41/km), insomma passo da turista inconsapevole! Infatti mi guardo attorno: il pubblico non strepita come a New York, non issa cartelli spiritosi come a Londra, ma è discreto e partecipe. Non urla e applaude sommessamente, ma c'è!

Il tracciato della maratona di Tokyo peraltro non ha particolari attrattive perché si snoda in un percorso con tre grandi vai&vieni in mezzo a palazzi moderni. Di rimarchevole ricordo solo il passaggio a Ginza, la via delle boutique di Tokyo.

La cosa che mi colpisce di più è che c'è un volontario sotto la pioggia ogni 100 metri a raccogliere qualsiasi cosa cada per terra, un medico e un paramedico con defibrillatore sulle spalle ogni chilometro. Anche ai ristori, l'organizzazione è perfetta!
Arriviamo ai 15 km (parziale 5:53/km) e inizio a litigare con la giacchetta stretta alla vita: mi dà fastidio, così sapendo che non posso mollarla per terra la abbandono graziosamente nelle mani di un volontario che mi ringrazia con un inchino!

Nel primo vai&vieni, vedo arrivare i top runner nella corsa opposta: sono 6 neri davanti, Osako distanziato di 30 metri. Sempre un'emozione vedere correre gli atleti!

Alla mezza passo secondo il Suunto in 1:56:16 e mi sembra un buon tempo. Purtroppo è solo un'illusione perché si sta portando dietro 1 chilometro e 600 metri in più e alla fine segnerà di aver percorso 44km 400 metri!
Le irregolarità della traccia del Suunto e il mio passaggio alla mezza


Metà del percorso è alla fine di uno dei vai&vieni, quello verso il porto di Tokyo, poi si torna indietro verso il centro. Piove sempre e non mi sento accaldato: bevo sali ai ristori e al 30° km mangio un panino, ovviamente bagnato che un volontario mi offre! Ingollo anche una compressa di non so cosa (credo sali) e faccio esperienza con le famose umeboshi. Le umeboshi sono prugne essiccate e poi fatte fermentare in foglie di shiso. Famose non solo perché usate nei secoli come alimento dai samurai per contrastare la fatica ma perché utilizzate anche dallo scrittore giapponese Murakami durante una 100 km in Hokkaido. Si dice siano portentose.
La prugna in bocca è acida ma con il pane si sposa bene. Mi sento stanco? No!
Infatti tra il 30° e il 35° km perdo solo 20 secondi, percorrendolo in 29:55 (passo 5:59/km).

Mi sento anche di spingere e il Suunto mi conforta anche con alcuni feedback positivi, tipo 33° km in 5:23/km ma sarà vero?
Inizio a capire (durante una maratona l'ideazione non è così pronta) che dal confronto tra i chilometri indicati sul percorso e quelli del cronometro, c'è una sostanziale differenza e che sforerò sicuramente le 4 ore.


La cosa un po' mi demotiva ma malgrado tutto non mollo: siamo ormai alla fine. All'ultimo ristoro arpiono una manciata di omeboshi che trattengo in una mano per gli ultimi chilometri. Mi rendo conto dell'inutilità della cosa perché mancano due chilometri all'arrivo!

Sono in Marunouchi a poca distanza dal Palazzo Imperiale e mi sento chiamare! Chi è? E' Tomotake, il mio amico giapponese che sotto la pioggia guarda la corsa!

Arrivo in 4:07:17, migliore prestazione personale in una major! Cosa volere di più? 
Con 4:07:1, Tokyo è la quarta migliore prestazione personale in 13 maratone dopo 2 volte Pisa e Firenze

Commenti

Oscar56 ha detto…
Grande Zero!