La mia 19a maratona

 La 19a maratona: Torino City Marathon 2025



Diciannove.

Non è un numero tondo, non è una cifra celebrata, ma pesa come una vita intera corsa un passo alla volta. Diciannove maratone sono chilometri che non si contano più, sono albe storte, muscoli dolenti, silenzi lunghi quanto la strada, e quella voce sottile che ogni volta, prima o poi, ti chiede: “Perché lo stai facendo?”


E tu continui a farlo.


Perché dentro ogni partenza c’è ancora paura. Dentro ogni trentacinquesimo chilometro c’è ancora il dubbio. Dentro ogni arrivo c’è ancora qualcosa che non si riesce a dire a parole. 

La 19ª maratona non è stata solo una corsa: è stata una resa e insieme una vittoria. Contro il corpo che chiede tregua, contro la mente che vorrebbe fermarsi, contro il tempo che scorre anche quando fai finta di tenerlo a bada.


Ho corso con tutto quello che sono stato e con tutto quello che sono diventato. Dentro c’erano le stanchezze, le assenze, i giorni buoni e quelli storti. C’erano anche le persone che non correvano con me, ma che correvano dentro di me.


Diciannove volte ho attraversato il confine sottile tra mollare e resistere.

E diciannove volte ho scelto di continuare.


La mia diciannovesima maratona è la terza corsa nella mia città, Torino, come la prima che è stata anche la primissima, nel 2014, la prima dopo un intervento chirurgico alle spalle, la prima come categoria M6. Sì perchè il tempo passa, ineluttabile.



Si parte sapendo cosa c'è alla fine, ma non sapendo cosa capiterà in mezzo. La partenza da via Pietro Micca è disordinata, ma dopo il primo chilometro l'ampio corso Vinzaglio permette di trovare il passo (6:03) che è anche troppo veloce perchè quello ideale è di 6:20/km). Pur conoscendo la durezza della mara, le gambe girano veloci e la mente non le richiama all'ordine. I primi 10 km li chiudo in 62' 04" : la giornata è limpida, fredda e ideale per correre, anche se indosso i guanti.

Si arriva a Mirafiori e   nei due lunghi dai&vai cerco di distrarmi chiacchierando con due runner napoletani che mi si affiancano per un pezzo. Poi si esce da Torino e su viali molto periferici e anonimi si arriva a Beinasco e poi a Borgaretto dove c'è il traguardo della mezza maratona. La seconda decina la comcludo in 62' 29", una gara molto promettente con passaggio ufficiale alla mezza in 2 12' 33".


Mi sento bene e distraggo la mente facendo qualche conto su quando utilizzare i gel alla caffeina che ho con me, visto che secondo Massingen, sono una vera bomba!


Si gira verso Stupinigi, dapprima il viale d'ingresso che ho già percorso nella Tuttadritta e poi la circolare intorno alla palazzina di caccia. Ho sempre davanti a me i pacers delle "4ore e trenta" che tengo come indicazione generale. Non tengono un passo regolare, cosa che in tutte le maratone che ho corso, appunto è regola regina. 


Il trentesimo chilometro è a Nichelino, c'è un gruppo folkloristico, qualche gruppo di spettatori che applaude. Chiudo i 30km in 63' 18' e facendo qualche calcolo a mente anche se ho perso contatto con i pacers, arriverei 5 minuti prima delle fatidiche 4 ore e trenta.


Ma è qui che ogni maratona porge sempre il conto. E' una legge scritta nelle gambe, una dottrina che si tramanda nei mitocondri di ogni fibra. 

E' qui che inizia la maratona

Basta poco per sfiancare i muscoli: il sottopasso di via Pastrengo a Nichelino ad esempio, il ponte di Moncalieri che è appena incurvato a schiena d'asino.

A Moncalieri so che si torna verso Torino e la strada la conosco a memoria, ma mi accorgo che le gambe sono stanche e pesanti. Il 36° km lo corro in 7:04 quello successivo a 6:57, poi però la caffeina entra in circolo e grazie alla discesa di corso Moncalieri mi rimetto a correre a 6:30. Non mollo il passo e la mente cerca di aggrapparsi a tutto quello che offre la corsa. Basterebbe un trenino, un runner con cui incoraggiarsi negli ultimi chilometri. La sorte mi fa affiancare a un runner romano, Marco, a cui faccio da cicerone improvvisato: vedi di qui si gira sul ponte e poi ahinoi, si torna indietro per imbucarsi nel sottopasso delle Molinette, poi si arriva al Valentino dove ahinoi un pezzo è sterrato, poi c'è via Po in salita, ahinoi.

Qui per fortuna mi attendono Elena e Pietro che mi incitano e mi diranno che avevo anche un bell'aspetto pimpante: infatti parto per la tangente.


La tangente. La strada è in salita, erta di nemici. A me a me! Si corre su per la maledetta collina, uomini con me! Viva l'Italia! Alla baionetta! Su di corsa fino in cima! Con me, con me! Su per la collina! Viva l'Italia! XXV battaglione bersaglieri.


Non so come mi viene, ma corro tutta via Po farfugliando da solo, non ho nessuno davanti, la gente si volta e applaude "forza dai!"        


Entro in piazza Castello, c'è tanta gente dietro le transenne, gridano, appaudono, una curva verso Palazzo Reale, è finita!


Terza medaglia della maratona di Torino, la prima della serie è a Medjugorje.


Non so quante ne manchino. So solo che questa, me la ricorderò. Come una cicatrice bella, Come una promessa mantenuta. Come la prova che nonostante tutto, continuo ad andare avanti. Quattro trentadue ventitrè.





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