Preparare la seconda maratona
Correre la mia prima maratona è stato entusiasmante! Ne ho
fatto un libro (e chi l'avrebbe mai detto?), ho cambiato il mio modo di vivere, di mangiare, insomma di
“essere”. Cosa volere di più?
Correre la seconda maratona!
Se la prima ti è piaciuta, è naturale ricercare una
seconda volta. La seconda sarà necessariamente meglio della prima? Purtroppo
non è detto! La prima aveva molto: la sfida inedita con se stessi, voler raggiungere
il traguardo quasi per soddisfare un voto (e in parte lo è stato), correre nel
giorno del compleanno di mio padre mancato 6 mesi prima, la novità della
preparazione, presentarsi alla partenza e godere dell’elettricità che serpeggia
tra i partecipanti, l’essere diventato in un anno “un maratoneta”, l’impossibilità
di poter fallire : insomma c’erano molte e fondamentali motivazioni.
Perché correre dunque la seconda?
Preparare la maratona significa sacrificare parte della propria giornata alla preparazione, con almeno
3 allenamenti settimanali, più o meno un migliaio di chilometri nelle gambe,
ore sottratte a cose più piacevoli. Significa avere male alle gambe, sentirsi
stanco per l’intera giornata, alzarsi presto la mattina, senza colazione e
spesso quando è ancora buio e tutti dormono.
Soffrire e godere però sono emozioni legate da doppio filo.
Non c’è piacere senza sofferenza.
Per sopperire all’inevitabile appagamento e bisogna porsi
alcune domande di base: che cosa aspettarsi dalla seconda maratona? In che cosa
si può migliorare? Come crearsi sufficienti motivazioni mentali?
La mia prima maratona l’ho chiusa in 4:19.
Una prima forte, motivazione è quella di entrare nel novero
dei maratoneti che la concludono in meno di 4 ore.
La mia preparazione invernale, è ruotata attorno a questo
calcolo: posso farcela a concluderla in 3:59 ? Significa correre la maratona in
5:40 di media, cioè 35 secondi in meno al chilometro della prima. Non sono
pochi. L'8% di miglioramento.
Analizzando i tempi della mia ultima mezza maratona, che ho concluso
in 1:50:22 (5:11 di media) potrei farcela. Sebbene non sia riuscito a calcolare
la mia VR su strada in maniera accurata, il mio amico Giorgio (blog da 0 a 42)
mi prospetta una VR di 4:54. In maniera più conservativa potrei considerare
come mia VR il mio passo medio sull’ultima gara di 10k, che è stato di 5:03.
La maratona dovrei correrla tra VR+30’’ e VR+40’’ che fa
quindi 5:33-5:43.
Ci sta.
"Ci sono molti fattori che contribuiscono alla
performance maratona, ed è facile attaccarsi a un fattore particolare e
enfatizzare più di il suo contributo al risultato finale" è la frase del noto
olimpionico maratoneta americano Pete Pfitzinger, autore di “Advanced
Marathoning and Road Racing
for Serious Runners”. Pete vuol dirci che i fattori che portano a un
risultato in maratona, sono molteplici.
E’ bene essere entusiasti e programmare meticolosamente la
propria maratona, ma ci sono cose che esulano da un semplice calcolo con il
regolo.
Lo stesso Pfitzinger (14° nella maratona olimpica di Seoul,
quella vinta da Bordin) avverte: "Il grande rischio nella seconda maratona
è cercare di tagliare troppo il tempo: ho conosciuto persone fare 3:40 nella
loro prima maratona e sparare 3:10 nella loro seconda maratona, che ha circa il
90% di tasso di fallimento. "
E’ anche vero che la seconda frittella ha stocasticamente
una percentuale più favorevole di venire meglio della prima, almeno perché si ha
più esperienza con la distanza e le sue zone grigie. Soprattutto psicologiche.
Per preparare la seconda maratona ho deciso di non cambiare
metodo per non introdurre altre variabili e utilizzerò sempre il FIRST. Sull’onda dell’esperienza della prima, non
mi cruccerò più di tanto se non riuscirò a fare cross-training ma cercherò di
mantenere scrupolosamente i tempi e i chilometraggi dell’allenamento, che nel
FIRST sono tra i più bassi tra tutti i metodi di preparazione.
Ho iniziato la preparazione il 15 giugno per il primo
obiettivo della stagione:
Turin Maraton, 4 ottobre.
Il mio secondo obiettivo sarà il 1 novembre: New York City
Marathon. Ma questa è (quasi) un’altra storia. O è la seconda motivazione?
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