Pizzolato e il "metropolitan runner"

Editoriale di Pizzolato su Correre



Nell'ultimo numero della rivista Correre (n 376, febbraio 2016) c'è un interessante editoriale di Orlando Pizzolato che esamina la nuova moda delle partecipazioni alle maratone.
Da il mio punto di vista, sembra che parli proprio di me e di molti miei amici.
Il titolo è appunto "Subito e spesso sui 42 km".
Quasi più nessuno, scrive Orlando, aspetta che i tempi siano per così dire "maturi" per affrontare la maratona, e che tra l'inizio della carriera agonistica e la signora di tutte le corse, "non ci sian traguardi intermedi". La maratona si corre subito.
E dopo la prima, la seconda e così via.

Effettivamente è quello che ho vissuto in prima persona anch'io. Diciamo che l'approccio alla preparazione alla maratona, fatta di allenamenti su gare di mezzofondo più brevi, di aspettare la maturazione dell'atleta anche dal punto di vista mentale, tipico di un certo mondo di pensare dell'atletica italiana, è sicuramente stravolto. Forse ce ne si è accorti in ritardo. In ritardo perché nel mondo occidentale, sempre più runners si approcciano ai 42k per conseguire il traguardo, senza aspirazioni di classifica, senza aspirazioni di tempo. L'obiettivo, scrive anche Pizzolato, non è più neanche avere la medaglia da portare a casa, ma di aggiungere "un'altra tacca" alle maratone conquistate.

Questa della "tacca" è un'immagine che mi pare superficiale, perché accanto al runner che ne corre 5 o più all'anno (come alcuni miei amici fanno), ci sono molti runners che si scelgono gli obiettivi.
Le maratone più importanti d'Italia, le "Majors", quelle più estreme, quelle più strane.
Non tutti i 42k sono uguali.

Pizzolato, lo sa, perché corregge questa considerazione con un'opinione positiva di questo fenomeno, scrivendo che è un modo di correre più moderno, perché non si è in competizione né con l'avversario, né con il cronometro, ma solo con se stessi.

E per questi corridori, si conia il termine di "metropolitan runners", quelli che non hanno tabelle, schemi, né programmi, ma che vivono l'esperienza di corsa sul momento per il solo piacere della fatica (e dell'appagamento personale, aggiungerei).

Ecco, non so se sia corretto attribuire questa nuova filosofia di correre la maratona, ad una massa metropolitana, ma certamente è il futuro della maratona che come abbiamo già detto, è l'unica gara dove l'atleta corre assieme all'amatore, lo scarso accanto al top runner, sullo stesso percorso, nello stesso momento.

Nessun'altra gara è così.



Commenti