Il Covid-19 e il maratoneta

Il Covid-19 e il maratoneta



A fine febbraio il mondo della maratona è stato sconvolto dall'insorgere in Europa dell'epidemia di Covid-19.
La prima maratona che è stata chiusa alla partecipazione amatoriale è stata quella di Tokyo in data 1° marzo. 
Poi è toccata alla maratona di Brescia (8 marzo), Barcellona (15 marzo) quella di Rimini (22 marzo), quella di Roma (29 marzo), quelle di Parigi  e di Milano (5 aprile), quella di Boston (20 aprile) e quella di Londra (26 aprile). 
Una situazione mai successa in precedenza! Una catastrofe!
Tranne Tokyo che ha voluto far correre solo gli elite e che non ha rimborsato i pettorali agli amatori, le altre majors hanno deciso di rinviare prudenzialmente la competizione al prossimo autunno. Boston è stata rinviata al 14 settembre, Londra al 4 di ottobre. 
I rinvii hanno vanificato dai 3 ai 4 mesi di allenamenti, l'organizzazione familiare e lavorativa di molti appassionati, messo nel caos le agenzie di viaggio specializzate, distrutto il lavoro di molti mesi degli organizzatori, sfiduciato gli sponsors delle manifestazioni.
Come per le sorti del nostro Paese di fronte all'epidemia più importante che il mondo moderno possa ricordare, il Covid-19 ha cambiato anche quelle di migliaia di runners in tutto il mondo. Centinaia di migliaia.  
Come allenarsi? Cosa fare?
L'incertezza regna sovrana, soprattutto visto che il DCM del 9 marzo 2020 proibisce (art 3) gli eventi sportivi su tutto il territorio nazionale e che "lo sport e le attivita' motorie svolti all'aperto sono ammessi esclusivamente a condizione che sia possibile consentire il rispetto della distanza interpersonale di un metro".
Questo significa niente allenamenti di gruppo, neanche con i propri amici.

Si è rimasti soli.

In Campania il governatore Di Leo ha proibito anche l'attività all'aperto e ha mandato l'Esercito; in qualche Comune i sindaci vedono di mal occhio chi corre, chiudendo i parchi e a volte riprendendo il runner a tornare a casa. In Veneto, il governatore Zaia vuole tenere tutti a casa (la scorsa settimana diceva che non voleva più misure restrittive per il Veneto).

Sembra che nasca una certa invidia nei confronti di chi può uscire per fare attività fisica. C'è serpeggiante, anche una certa invidia anche per chi porta il cane a pisciare. E da qui scatta un'incomprensibile voglia di tenere tutti a casa.  #iostoacasa
Il runner che corre da solo disperde il virus nell'ambiente? Contagia altre persone?
Se non corre in gruppo e se ne sta da solo, è impossibile ed è da escluderlo.

La situazione però sta peggiorando e raggiunge toni di isteria. Il commissario straordinario Venturi su FB, il 16 marzo fa il duro:"Per rispetto verso chi è diventato positivo, come medici e infermieri, dovete rimanere a casa. Dovete uscite solo per fare la spesa e per le cose indispensabili… ma non per le passeggiate di cazzeggio. Non è più il tempo. Nei prossimi 10 giorni ci giochiamo il futuro della sanità del nostro Paese. Non è una scampagnata. Dovete capire che siamo a rischio. Se non si inverte la tendenza, alla fine staremo in casa tutti. Abbiamo chiuso le palestre e le piscine e se serve “chiuderemo” anche la possibilità anche di fare la corsetta mattutina. Se serve lo faremo”.

Il commissario esce da quanto stabilito dal DCM. Non dovrebbe seminare terrorismo. Palestre e piscine sono luoghi chiusi. E' vero che alcuni si ritrovano a correre sempre negli stessi luoghi. 1+1+1...= viene fuori un assembramento. Questo è l'unico motivo chiaro per mandare tutti a casa. Ma senza isterismi.

Altrimenti per favore, fateci correre! 

Il sindaco di Delia (Caltanissetta) salta agli onori della cronaca per queste esternazioni sui troppi fantomatici podisti in giro nel suo Comune. Signor Sindaco, non confondiamo il vero problema (#iostoacasa) con altri minori...(#iononcontagio) 



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